Il tempio della buona luce

10 agosto, 2008 alle 0:00 | Pubblicato su Narrazione, Pensieri | Lascia un commento
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È la principale attrattiva di Nagano, a solo un’ora e venti di treno da Karuizawa. Il nome Zenkōji vuol dire in realtà “tempio di Yoshimitsu” [i due caratteri 善光, “buono” e “luce”, hanno come al solito due possibili letture, yoshi-mitsu (alla giapponese) e zen-kō (alla cinese)]. Yoshimitsu, secondo la leggenda, era un sant’uomo che recuperò in modo miracoloso la “triade dorata”, un’insigne immagine buddista, dal canale in cui era stata gettata.

Il tempio è immenso e meraviglioso. Prima di entrare bisogna lavarsi le mani, purificarsi nel fumo dell’incenso e togliersi le scarpe. Poi, in fila con tutti i pellegrini, si scende in uno stretto corridoio sotto l’altare principale, completamente al buio, tenendosi alla parete. L’oscurità dovrebbe favorire, per contrasto, l’illuminazione spirituale. (Peccato che tutti i fedeli nel corridoio parlassero a voce alta, rendendo praticamente impossibile la concentrazione e la preghiera.) Nel buio è nascosta da qualche parte la “chiave del Paradiso”: chi la trova ottiene la salvezza eterna. Io non l’ho trovata. È davvero difficile, non si vede letteralmente niente. 

Imbucato in quell’anfratto, ho pensato a cosa sarebbe successo se la terra si fosse messa a tremare in quel momento. (Altro che illuminazione.) A un certo punto ho sentito qualcosa lungo la parete, una specie di rientranza con un pomello metallico. Dubito che fosse la chiave del Paradiso, ma non posso escluderlo del tutto. Certo, se fosse così sarebbe una salvezza eterna un po’ troppo a buon mercato, ma chi non la desidererebbe?

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